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Escape From Nowhere

"Ehi, straniero! Avvicinati...
Ho qualcosa da offrirti"

"Escape from Nowhere" è il primo lungometraggio ufficiale della Foley Studios. La storia di Alan Woods è indissolubilmente legata agli avvenimenti che coinvolgono la zona desertica di Sant Ana, avvolta nel mistero più fitto, e da cui sembra impossibile fuggire. Al suo fianco c'è Elena, che si rivelerà un aiuto fondamentale per sopravvivere all'interno della zona demilitarizzata. Alan dovrà affrontare i suoi demoni, le sue paure, cominciando un viaggio verso l'ignoto dal destino incerto. La sua vita è appesa ad un filo.

 

 

- Trama -

Alan Woods si risveglia in un luogo desertico, privo di memoria.Non ricorda come sia giunto lì, né il motivo della sua venuta.

 

L'unica cosa che sa è che dovrà adattarsi al nuovo ambiente, dove incontrerà personaggi d'ogni tipo, come la giovane Elena, anche lei vittima di amnesia, prigioniera della zona demilitarizzata, un mercante schizofrenico, che con il tempo ha preferito l'adattamento alla fuga, ed un temibile cecchino che sembra volerli morti a qualunque costo. 

 

La zona si rivela insidiosa, celando ai suoi abitanti la via d'uscita, conducendo qualunque disperato tentativo di fuga al fallimento. 

 

Alan dovrà partire alla ricerca di risposte, addentrarsi nel cuore della zona, irrompere nell'edificio da tutti conosciuto semplicemente come la "centrale", nella speranza di scoprire come fuggire da Sant Ana e di sciogliere l'intreccio che sembra perseguitarlo. Nulla a guidarlo, se non il proprio istinto. 

 

L'unica cosa di cui è certo è che farà di tutto pur di sopravvivere, e di scoprire quali misteri si celano tra i meandri di Sant' Ana.

 

- Realizzazione -

Scritto e girato ad Agosto del 2012, montato da Settembre a Novembre dello stesso anno. 

 

Il lungometraggio è stato interamente girato in un polisportivo calabro abbandonato, i cui ampi spazi desolati, e i claustrofobici interni, compongono una scenografia semplicemente impressionante, prestandosi a diventare l'entroterra desertico messicano della trama. L'idea del film nasce proprio da qui, perché la scenografia costituiva una solida base di lavoro, dando libero sfogo alla creatività del team ed assicurando un risultato indubbiamente stimolante. 

 

La sceneggiatura ha impiegato circa una settimana di stesura, seguita da una intensissima sessione di riprese, durata una decina di giorni, che ha visto la troupe impegnata 

praticamente 24 ore su 24.

 

La regia è attenta al dettaglio, con un linguaggio visivo decisamente più maturo rispetto al passato, in grado di suggerire il senso di smarrimento continuo del protagonista e di render giustizia alla suggestiva atmosfera di Sant Ana, facendo largo uso di telecamera fissa e campi lunghi. 

 

Il cast è completamente rinnovato rispetto a tutti i progetti della Foley Studios, introducendo nuovi componenti della casa di produzione, tutti alle prime armi, che hanno dato il meglio di sé per la realizzazione del lungometraggio, contribuendo in larga parte anche alla sceneggiatura ed agli effetti speciali. 

 

La lunga sessione di montaggio ha richiesto due mesi di lavoro per portare alla luce il lungometraggio nella sua interezza, concentrando in due settimane la lavorazione degli effetti digitali delle scene d'azione, decisamente più elaborate di quanto non si sia visto in passato, con risultati interessanti.

- Curiosità -

    1. Il titolo del film è dedicato a "Escape to Nowhere" di Steven Spielberg, un cortometraggio amatoriale del 1962. La citazione nasce dalla profonda affezione artistica che da sempre Giò Scarberg professa nei confronti del caro Steven, e dal fatto che entrambi i prodotti sono amatoriali.

 

     2. In una scena al 7' minuto, la sagoma del protagonista rientra in un anello delle giostre abbandonate. Simbolicamente il cerchio rappresenta il senso di smarrimento nato dal non poter trovare la via di fuga, come un cerchio che non ha né capo, né coda.

 

     3. Lo stesso complesso di Sant Ana, ed alcuni suoi personaggi, come il mercante, sono liberamente ispirati agli scenari apocalittici di videogiochi come FallOut e S.T.A.L.K.E.R. (a cui il regista, con il suo film omonimo, ha dimostrato essere molto legato!).

 

     4. Nella scena finale buona parte del set è stato realmente messo a fuoco, per non dare pieno spazio agli effetti digitali, con notevoli rischi per gli attori protagonisti, letteralmente circondati dalle fiamme!

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